Combinando la formazione accademica in design industriale alla sua passione per gli orologi, Andrea di Ciancia ha lanciato sul mercato lo scorso Febbraio il suo nuovo microbrand, Elmà Watches. Classe 1994, il designer piemontese ha deciso di intraprendere una carriera nel mondo dell’orologeria indipendente, presentando al pubblico il suo primo prodotto, l’orologio da polso Sole e Luna.
Abbiamo intervistato Andrea per fornire una prospettiva ravvicinata sulla nascita del progetto, sulle sue future ambizioni e sul suo punto di vista personale riguardo l’orologeria, un vasto mondo che popola quotidianamente la nostra vita ma frequentato con passione solo dai cultori più coinvolti.
Andrea, una domanda semplice per iniziare: come ti sei avvicinato al mondo dell’orologeria?
I miei primi contatti con l’orologeria, più concretamente con gli orologi, li ho avuti dall’età di 9 anni. Già a quell’età rimanevo affascinato da quei particolari e meravigliosi oggetti. Passavo il tempo ad osservare le vetrine delle gioiellerie e spesso, entrando in cartoleria, ne acquistavo uno – di basso valore economico, ma dal grande significato. Da allora la passione è cresciuta, affinando gusti e scoprendo marchi e modelli storici.
Essere appassionato di orologi è un conto, decidere di crearne uno è tutt’altra cosa. Cosa ti ha spinto a diventare watch designer?
La passione per gli orologi nasce da lontano, l’idea di creare un microbrand è senz’altro più attuale. Da sempre appassionato di disegno, con gli anni, lo studio, e la grande passione per gli oggetti, ho iniziato poi la carriera da industrial designer con lo scopo di unire il mio mestiere ad una mia grande passione, l’idea comincia ad insidiarsi prepotentemente in mente nel 2017. Da allora, lo scopo è sempre stato quello di lavorare al fine di poter realizzare questo piccolo grande sogno.
In un mondo carico di stimoli, da dove prendi ispirazione quotidianamente?
La mia più grande ispirazione è ciò che ho e che abbiamo intorno, l’attenzione al dettaglio e la critica nei confronti di qualcosa universalmente considerato “normale”, che potrebbe esser migliorato. Questo è ciò che più mi ispira, veder qualcosa, una qualsiasi cosa e pensare di poterne reinterpretare le forme e le funzioni. Qualunque oggetto è migliorabile, è questa la bellezza del mio mestiere, cercare un modo di ottimizzare qualcosa che già esiste ma che senz’altro può cambiare forma, evolversi e perfezionarsi.
Questo è ciò che più mi ispira, veder qualcosa, una qualsiasi cosa e pensare di poterne reinterpretare le forme e le funzioni.
Dalla fase embrionale al prodotto fatto e finito, sappiamo che il Sole e Luna ha avuto una gestazione alquanto laboriosa. Quali sono state le fasi di sviluppo del tuo primissimo orologio?
Il processo per arrivare al Sole e Luna da produzione è stato piuttosto lungo, impegnativo e a tratti faticoso. Il progetto si è evoluto moltissimo, ho iniziato nel 2017, dai primi schizzi allo sviluppo tecnico, fino al primo concept.
Da allora, sapevo che ci sarebbe stata moltissima strada da fare sino ad arrivare al prodotto finito, pronto per la produzione. Da una parte ho cercato di trasporre il concetto forte del tempo scandito dagli astri su un prodotto curato, ricercato ed elegante, dall’altra l’obiettivo vero e proprio era quello di arrivare ad un orologio maturo, che potesse esprimere particolarità, sobrietà e innovazione al tempo stesso.
Il Sole e Luna è un orologio dal carattere misterioso e bilanciato. Quale canzone, poesia o opera d’arte assoceresti al Sole e Luna?
Penso che il Sole e Luna abbia un carattere molto “metaforico”, ispirato al passaggio inesorabile ma prezioso del tempo.
Dovessi paragonare il mio orologio ad un’espressione artistica, mi viene immediatamente in mente Extraterrestre di Eugenio Finardi. Questa canzone mi rimanda chiaramente allo spirito “spaziale” del prodotto, ma più profondamente al fatto che, per quanto si voglia cambiare, non ci si debba mai scordare delle proprie origini. Reinterpretando il pensiero pensando al Sole e Luna, mi vien da dire che il prodotto esce dagli schemi, cercando qualcosa di nuovo ed innovativo, restando però concretamente ancorato ad alcuni elementi importanti dell’orologeria.
Sicuramente un’opera che mi ispira è La persistenza della memoria di Salvador Dalì, celebre quadro degli orologi “molli”. Guardare il dipinto in termini assolutamente leggeri, quasi banali, mi fa pensare agli orologi come oggetti che possano avere mille forme, colori e dimensioni, creando una vera e propria suggestione.
Il prodotto esce dagli schemi, cercando qualcosa di nuovo ed innovativo, restando però concretamente ancorato ad alcuni elementi importanti dell’orologeria.
Oggi abbiamo la possibilità di conoscere l’ora precisa in qualsiasi momento grazie a schermi e smartphone. Perché comprare un orologio da polso, oggi?
Domanda interessante, traducendo con un esempio mi viene da paragonare gli orologi alle automobili d’epoca: siamo nel 2021, ormai in commercio troviamo auto ibride ed elettriche molto moderne, comode ed innovative, ma il fascino di un’auto d’epoca rimane e rimarrà senza tempo. Gli orologi sono così, donano all’osservatore la sensazione che per quanto tutto cambi, questi oggetti, per quanto possano esser moderni, rimangano sempre affascinanti, ricercati ed indispensabili.
Immagina di poter collaborare con il brand o con il designer dei tuoi sogni. Di chi si tratta?
Sarebbe magnifico collaborare e disegnare per De Bethune, marchio innovativo ed eccezionale dal punto di vista tecnico, estetico e di ricercatezza, sicuramente un marchio meno conosciuto al pubblico non appassionato, ma senz’altro sarebbe assolutamente divertente e stimolante.
Poi se si parla di sognare, perché no, mi piacerebbe tornare indietro nel tempo per poter parlare con il genio Gerald Genta (1931-2011), designer e Maestro del tempo, ideatore del leggendario Audemars Piguet Royal Oak, tra gli orologi più belli ed iconici mai disegnati.
Cosa possiamo aspettarci dal futuro dell’orologeria, secondo te?
L’orologeria è ad un bivio: da una parte persistono i marchi storici di alto livello, ormai divenuti uno vero e proprio status symbol, dall’altra nascono i microbrand in grande ascesa, dalla Svizzera all’Italia ad altri paesi in cui la cultura dell’orologeria sta crescendo, trovando nuovi spunti e sviluppi interessanti.
In generale, negli ultimi anni, i grandi marchi si stanno muovendo verso la realizzazione di riedizioni di modelli storici, non è mancanza di creatività ed estro, bensì un’attenzione importante nei confronti di ciò che di meraviglioso è stato fatto negli anni passati.
Questa tendenza a mio avviso durerà ancora per qualche anno, non è un male, perché dona la possibilità anche ai piccoli brand di produrre qualcosa di particolare e ricercato senza scontrarsi con i grandi colossi.
Per il futuro, come accade ormai da qualche tempo, mi aspetto dalla medio/alta orologeria prodotti ricercati, ispirati al passato, in alcuni casi veri e propri heritage, ma con tecnologie produttive, materiali e finiture sempre più spinte. Un esempio sono le molte riedizioni di Diver e orologi tecnici, simili nel design ai propri predecessori ma con un importante incremento di qualità tecniche e prestazioni.
Per concludere, hai già in mente qualche progetto per il futuro?
Per il futuro, si spera il prima possibile, l’idea è quella di disegnare e progettare un orologio tecnico, un diver professionale, senza tralasciare l’aspetto creativo e ricercato della quale si vuole distinguere Elmà.
Il progetto è più ampio in realtà, il sogno sarebbe quello di poter proporre tre collezioni distinte, una inerente al Cielo (Sole e Luna e…), una relativa al Mare ed un’altra associata alla Terra.
Ma si vedrà…
Sembra che il Sole e Luna rappresenti solo l’inizio di un promettente sviluppo, a livello concettuale e produttivo, per il brand appena nato. Per conoscere come prosegue la storia di Elmà, segui le nostre pagine social. Basta un like per supportare il progetto.
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